Voi avete mai sentito un uccello che raglia? Non mi voglio dilungare
sull’argomento quindi per ulteriori info in proposito rivolgetevi ai
2 soggetti qui di seguito e comunque è con questo interessante
quesito nella testa che io e Ivan raggiungiamo il gruppo di Sadvini
che parte dal distributore di Busto A.
Pensate che il gestore ci ha anche messo a disposizione un
distributore automatico di bevande calde ma noi, integerrimi,
attendiamo l’apertura di un bar vero e proprio per poterci godere
una colazione domenicale come si deve visto anche che Maurizio “non
ci sta più dietro” con le brioches fresche e calde! (non è un gioco
di parole!)
Comunque bravo Maurizio che, dopo diverso tempo, ha voluto
partecipare a questa nostra uscita in Val Taleggio!
“Quindi non è uno scherzo, esiste davvero la Val Taleggio!?”, vero
Roberta?
Riassumendo: Maurizio senza brioches, noi con un grosso dilemma in
testa, Paolo e Roberta con un dubbio atroce e Adriano e Assunta con
un intelligente hand-made poggia piedi per zavorrina, partiamo
puntuali alla volta dell’autogrill dopo la barriera di Agrate dove
ci riuniamo con Walter e Nadia, Livio e Nicola.
Gasati come delle bollicine di anidride carbonica che fuoriescono da
una bottiglia di acqua effervescente non naturale e agitata, ci
rimettiamo in autostrada fino all’uscita di Dalmine da dove
proseguiamo per la Val Brembana.
Ragazzi che caldo, i termometri delle nostre due ruote indicano
26/32°C e credo che sia proprio azzeccata l’uscita di oggi verso le
fresche montagne della Val Taleggio detta anche “piccola Svizzera
bergamasca”.
Che nome curioso, ricorda il famoso formaggio e, a dire la verità,
anche per il formaggio ci siamo andati quindi, dopo essere passati
per San Pellegrino, ci dirigiamo verso San Giovanni Bosco dove c’è
appunto la diramazione della strada che conduce alla Valle.
A pochi chilometri dal bivio, ci addentriamo in uno scenario
insolito, ci troviamo in una stretta gola creata dall’erosione
dell’acqua che scorre nel torrente Enna e che crea un percorso
piacevole fra insenature con rocce a strapiombo coperte dalla
vegetazione tipica degli orridi fluviali con piante che crescono nei
posti più incredibili!
Usciti dalla gola, raggiungiamo Olda dove abbiamo appuntamento per
una visita guidata al profumato Caseificio S. Antonio.
Il signor casaro ci spiega esaurientemente circa la lavorazione, nel
rispetto delle tradizioni, del latte intero di vacca di razza bruna
e non per la produzione di taleggio, Strachintunt (antenato dello
stracchino), branzi e altri tipici formaggi della Valle.
A fine giro, come premio “alunni diligenti” ci meritiamo una ghiotta
degustazione e, dopo aver fatto qualche acquisto da gustare a casa,
ci mettiamo alla ricerca di un posticino per mangiare il nostro
pranzo al sacco.
Che strana occasione hai scelto Livio per “ricomparire” in quei di
SAdv!! Sì perché dovete sapere che l’omino, oggi vestito di verde
speranza, non ama affatto i formaggi!
Grazie Livio per non aver assaggiato neanche un piccolo pezzo di
formaggio lasciandolo alle nostre papille gustative!
Poco dopo stendiamo i nostri teli scozzesi, mimetici e con bottoni
fastidiosi su un grande prato rasato circondato da alberi che ci
permettono di rilassarci all’ombra mentre gustiamo le varie cibarie
portate da casa… spuntano anche vino (brulè vista la temperatura!),
grappa e una crostata offerta da Adriano e Assunta.
Dopo pranzo, grazie al supporto del fedele e attento navigatore, ci
raggiungono anche Clod e Maura che non hanno resistito dal passare
qualche oretta con gli amici di SAdv e, come d’abitudine, ogni
occasione è buona per far baldoria!
Dopo aver fatto scorta d’allegria, ci rimettiamo in sella verso
Culmine San Pietro.
La strada si presenta con una carreggiata di dimensioni ridotte, il
fondo irregolare e con numerose curve ravvicinate, non ci permettono
di guardare con attenzione il panorama della valle e, anche se non
ci sono scorci di particolare interesse, apprezzo l’idea di essere a
diretto contatto con la natura e, in alcun casi, percepisco la sua
essenza selvaggia.
Non sono molte le possibilità di apprezzare al meglio lo scenario ma
quando arriviamo a Culmine San Pietro veniamo ripagati del piccolo
sacrificio, l’aria è frizzante e siamo a circa 1200 metri.
Scendendo dalla parte opposta della montagna, la strada si presenta
più stretta della precedente con alcuni scorci che fanno intravedere
i centri abitati con le loro strutture industriali che rovinano
parzialmente l’aspetto bucolico del paesaggio.
Prima di affrontare il traffico del rientro domenicale ci godiamo
gli ultimi momenti della giornata percorrendo la strada panoramica
sopra il lago di Como e, giunti a Bellano, facciamo rientro verso
casa percorrendo la strada che costeggia il lago, godendoci gli
scorci dei paesi che si affacciano sul Lario che, nel tardo
pomeriggio, assumono un fascino particolare per la luce calda del
crepuscolo.
Ringrazio tutti i partecipanti per questa spensierata giornata
indimenticabile!
Alla prossima!
Federica
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