Home Page


24 maggio 2009

 

 

Voi avete mai sentito un uccello che raglia? Non mi voglio dilungare sull’argomento quindi per ulteriori info in proposito rivolgetevi ai 2 soggetti qui di seguito e comunque è con questo interessante quesito nella testa che io e Ivan raggiungiamo il gruppo di Sadvini che parte dal distributore di Busto A.
Pensate che il gestore ci ha anche messo a disposizione un distributore automatico di bevande calde ma noi, integerrimi, attendiamo l’apertura di un bar vero e proprio per poterci godere una colazione domenicale come si deve visto anche che Maurizio “non ci sta più dietro” con le brioches fresche e calde! (non è un gioco di parole!)
Comunque bravo Maurizio che, dopo diverso tempo, ha voluto partecipare a questa nostra uscita in Val Taleggio!
“Quindi non è uno scherzo, esiste davvero la Val Taleggio!?”, vero Roberta?
Riassumendo: Maurizio senza brioches, noi con un grosso dilemma in testa, Paolo e Roberta con un dubbio atroce e Adriano e Assunta con un intelligente hand-made poggia piedi per zavorrina, partiamo puntuali alla volta dell’autogrill dopo la barriera di Agrate dove ci riuniamo con Walter e Nadia, Livio e Nicola.
Gasati come delle bollicine di anidride carbonica che fuoriescono da una bottiglia di acqua effervescente non naturale e agitata, ci rimettiamo in autostrada fino all’uscita di Dalmine da dove proseguiamo per la Val Brembana.
Ragazzi che caldo, i termometri delle nostre due ruote indicano 26/32°C e credo che sia proprio azzeccata l’uscita di oggi verso le fresche montagne della Val Taleggio detta anche “piccola Svizzera bergamasca”.
Che nome curioso, ricorda il famoso formaggio e, a dire la verità, anche per il formaggio ci siamo andati quindi, dopo essere passati per San Pellegrino, ci dirigiamo verso San Giovanni Bosco dove c’è appunto la diramazione della strada che conduce alla Valle.
A pochi chilometri dal bivio, ci addentriamo in uno scenario insolito, ci troviamo in una stretta gola creata dall’erosione dell’acqua che scorre nel torrente Enna e che crea un percorso piacevole fra insenature con rocce a strapiombo coperte dalla vegetazione tipica degli orridi fluviali con piante che crescono nei posti più incredibili!
Usciti dalla gola, raggiungiamo Olda dove abbiamo appuntamento per una visita guidata al profumato Caseificio S. Antonio.
Il signor casaro ci spiega esaurientemente circa la lavorazione, nel rispetto delle tradizioni, del latte intero di vacca di razza bruna e non per la produzione di taleggio, Strachintunt (antenato dello stracchino), branzi e altri tipici formaggi della Valle.
A fine giro, come premio “alunni diligenti” ci meritiamo una ghiotta degustazione e, dopo aver fatto qualche acquisto da gustare a casa, ci mettiamo alla ricerca di un posticino per mangiare il nostro pranzo al sacco.
Che strana occasione hai scelto Livio per “ricomparire” in quei di SAdv!! Sì perché dovete sapere che l’omino, oggi vestito di verde speranza, non ama affatto i formaggi!
Grazie Livio per non aver assaggiato neanche un piccolo pezzo di formaggio lasciandolo alle nostre papille gustative!
Poco dopo stendiamo i nostri teli scozzesi, mimetici e con bottoni fastidiosi su un grande prato rasato circondato da alberi che ci permettono di rilassarci all’ombra mentre gustiamo le varie cibarie portate da casa… spuntano anche vino (brulè vista la temperatura!), grappa e una crostata offerta da Adriano e Assunta.
Dopo pranzo, grazie al supporto del fedele e attento navigatore, ci raggiungono anche Clod e Maura che non hanno resistito dal passare qualche oretta con gli amici di SAdv e, come d’abitudine, ogni occasione è buona per far baldoria!
Dopo aver fatto scorta d’allegria, ci rimettiamo in sella verso Culmine San Pietro.
La strada si presenta con una carreggiata di dimensioni ridotte, il fondo irregolare e con numerose curve ravvicinate, non ci permettono di guardare con attenzione il panorama della valle e, anche se non ci sono scorci di particolare interesse, apprezzo l’idea di essere a diretto contatto con la natura e, in alcun casi, percepisco la sua essenza selvaggia.
Non sono molte le possibilità di apprezzare al meglio lo scenario ma quando arriviamo a Culmine San Pietro veniamo ripagati del piccolo sacrificio, l’aria è frizzante e siamo a circa 1200 metri.
Scendendo dalla parte opposta della montagna, la strada si presenta più stretta della precedente con alcuni scorci che fanno intravedere i centri abitati con le loro strutture industriali che rovinano parzialmente l’aspetto bucolico del paesaggio.
Prima di affrontare il traffico del rientro domenicale ci godiamo gli ultimi momenti della giornata percorrendo la strada panoramica sopra il lago di Como e, giunti a Bellano, facciamo rientro verso casa percorrendo la strada che costeggia il lago, godendoci gli scorci dei paesi che si affacciano sul Lario che, nel tardo pomeriggio, assumono un fascino particolare per la luce calda del crepuscolo.

Ringrazio tutti i partecipanti per questa spensierata giornata indimenticabile!
Alla prossima!

Federica

 

 

 

 

 

Le Foto